Simone Dalle Crode
2005-04-29 07:55:05 UTC
L'ultimo disco fu rifiutato da tutti. Ora quell'album vale una fortuna.
(Il Giornale, 12 sett. '98, pag. 14, di Cesare G. Romana)
"Un nuovo album di Lucio Battisti ? Nessuno lo ha mai ascoltato, ma esiste.
O almeno io ne sono certo, visto che già due anni fa Lucio lo propose alla
casa discografica per la quale lavoravo, la Bmg". Lo dice Michele Mondella,
che curò l'ufficio stampa, nel 1994, di "Hegel", il lavoro che per ora
conclude la lunga discografia battistiana. "Lucio, quando offriva un album a
un discografico, non lo faceva mai ascoltare -spiega Mondella- e per questo
nessuno può dire di averlo sentito, né intuirne il contenuto. Lucio
proponeva i suoi lavori a scatola chiusa, trattando soltanto la parte
economica". E proprio su questa il negoziato con la Bmg si arenò: il
cantautore, che a questi incontri si presentava accompagnato dalla moglie
Grazia Letizia Veronese, pretendeva un minimo garantito pari a 400mila copie
vendute, e la pretesa sembrava spropositata, in rapporto agli esiti
commerciali dei suoi ultimi dischi, notoriamente deludenti. "Sicchè -dice
ancora Mondella- la Bmg gli chiese di rinegoziare il tutto, lui si risentì e
se ne andò sbattendo la porta". E' certo che anche altre case discografiche
furono visitate dal cantautore, che da tutte avrebbe ottenuto un rifiuto:
vende poco, ormai, e vuole troppi quattrini, era la spiegazione. "A suo
tempo Lucio mi aveva proposto "Hegel", ma non ci eravamo accordati",
racconta Massimo Giuliano, direttore generale della Wea e ideatore dei due
cicli di "Innocenti evasioni", la bellissima antologia battistiana affidata
a interpreti diversi. "Tre anni fa, quando ero alla Virgin, lo cercai perchè
occorreva un artista che fosse moderno e che fosse anche considerato una
bandiera -fa eco Riccardo Clarì, presidente della Emi-. Lui disse,
candidamente, che non sapeva cosa fosse la Virgin né chi fossi io, ma fu
gentile, lucido e carismatico. Ricordo che io lo chiamavo maestro e lui
inalberava un distacco totale". Ma anche quel contatto si risolse in nulla.
Oggi, invece, che la morte di Battisti tramuta ogni suo scarto in grande
business, chi allora rifiutò quel disco farebbe carte false per averlo.
Bello o brutto che sia. "Magari", dice infatti un lapidario Roberto Magrini,
amministratore delegato della Rti Music, che mesi fa pubblicò il
fortunatissimo Mina-Celentano, e che avrebbe voluto fare uscire il 31
dicembre '99, l'ultimo giorno del millennio, un disco a due voci di Mina e
Battisti. Ma c'è chi va, lodevolmente, controcorrente: "Se mi capitasse
l'occasione di pubblicare quell'album -dice Massimo Giuliano- sono sicuro
che la rifiuterei. E per due buoni motivi: intanto perchè mi sembrerebbe di
compiere un'odiosa speculazione. Poi perchè il Battisti che milioni di
italiani portano nel cuore è quello della collaborazione con Mogol". E
sostituire quest'ultimo, in effetti, non si è rivelato davvero facile. Non
ci riuscì la moglie di Lucio, Grazia letizia, coautrice nell'82 del
controverso E già. E tanto meno ci riuscirono i vaniloqui in rima di
Pasquale Panella, l'esponenete dell'underground romano che, salutato come
"poeta" da qualche critico, fu in realtà corresponsabile, tra l'86 e il '94,
della lunga decadenza battistiana, e del relativo declino commerciale. Del
resto fino a questo momento, sempre che il nuovo disco esista e che la
vedova del grande musicista abbia intenzione di pubblicarlo, si ignora sia
il suo eventuale contenuto, sia l'identità del suo paroliere. Le ipotesi, a
questo riguardo, si sprecano, ma nessuna trova per ora conferma. Che i testi
li abbia scritti la stessa Grazia Letizia ? O addirittura lo stesso Battisti
? O il fantomatico ragazzo romano di cui qualcuno, tempo addietro,
favoleggiava ? Difficile dirlo. Due sole cose tuttavia sono certe: "Non può
essere Panella -dice Michele Mondella- visto che lui e Lucio, conclusa con
"Hegel" la loro collaborazione, non si sono più frequentati". E non può
essere, purtroppo, neppure il grande Mogol, che dal 1980 non aveva più
rapporti, né profesisonali né privati, col musicista che lui stesso aveva
scoperto (balle...nda) e lanciato, per tre lustri fornendo alle sue musiche
una linfa poetica assolutamente non surrogabile.
(Il Giornale, 12 sett. '98, pag. 14, di Cesare G. Romana)
"Un nuovo album di Lucio Battisti ? Nessuno lo ha mai ascoltato, ma esiste.
O almeno io ne sono certo, visto che già due anni fa Lucio lo propose alla
casa discografica per la quale lavoravo, la Bmg". Lo dice Michele Mondella,
che curò l'ufficio stampa, nel 1994, di "Hegel", il lavoro che per ora
conclude la lunga discografia battistiana. "Lucio, quando offriva un album a
un discografico, non lo faceva mai ascoltare -spiega Mondella- e per questo
nessuno può dire di averlo sentito, né intuirne il contenuto. Lucio
proponeva i suoi lavori a scatola chiusa, trattando soltanto la parte
economica". E proprio su questa il negoziato con la Bmg si arenò: il
cantautore, che a questi incontri si presentava accompagnato dalla moglie
Grazia Letizia Veronese, pretendeva un minimo garantito pari a 400mila copie
vendute, e la pretesa sembrava spropositata, in rapporto agli esiti
commerciali dei suoi ultimi dischi, notoriamente deludenti. "Sicchè -dice
ancora Mondella- la Bmg gli chiese di rinegoziare il tutto, lui si risentì e
se ne andò sbattendo la porta". E' certo che anche altre case discografiche
furono visitate dal cantautore, che da tutte avrebbe ottenuto un rifiuto:
vende poco, ormai, e vuole troppi quattrini, era la spiegazione. "A suo
tempo Lucio mi aveva proposto "Hegel", ma non ci eravamo accordati",
racconta Massimo Giuliano, direttore generale della Wea e ideatore dei due
cicli di "Innocenti evasioni", la bellissima antologia battistiana affidata
a interpreti diversi. "Tre anni fa, quando ero alla Virgin, lo cercai perchè
occorreva un artista che fosse moderno e che fosse anche considerato una
bandiera -fa eco Riccardo Clarì, presidente della Emi-. Lui disse,
candidamente, che non sapeva cosa fosse la Virgin né chi fossi io, ma fu
gentile, lucido e carismatico. Ricordo che io lo chiamavo maestro e lui
inalberava un distacco totale". Ma anche quel contatto si risolse in nulla.
Oggi, invece, che la morte di Battisti tramuta ogni suo scarto in grande
business, chi allora rifiutò quel disco farebbe carte false per averlo.
Bello o brutto che sia. "Magari", dice infatti un lapidario Roberto Magrini,
amministratore delegato della Rti Music, che mesi fa pubblicò il
fortunatissimo Mina-Celentano, e che avrebbe voluto fare uscire il 31
dicembre '99, l'ultimo giorno del millennio, un disco a due voci di Mina e
Battisti. Ma c'è chi va, lodevolmente, controcorrente: "Se mi capitasse
l'occasione di pubblicare quell'album -dice Massimo Giuliano- sono sicuro
che la rifiuterei. E per due buoni motivi: intanto perchè mi sembrerebbe di
compiere un'odiosa speculazione. Poi perchè il Battisti che milioni di
italiani portano nel cuore è quello della collaborazione con Mogol". E
sostituire quest'ultimo, in effetti, non si è rivelato davvero facile. Non
ci riuscì la moglie di Lucio, Grazia letizia, coautrice nell'82 del
controverso E già. E tanto meno ci riuscirono i vaniloqui in rima di
Pasquale Panella, l'esponenete dell'underground romano che, salutato come
"poeta" da qualche critico, fu in realtà corresponsabile, tra l'86 e il '94,
della lunga decadenza battistiana, e del relativo declino commerciale. Del
resto fino a questo momento, sempre che il nuovo disco esista e che la
vedova del grande musicista abbia intenzione di pubblicarlo, si ignora sia
il suo eventuale contenuto, sia l'identità del suo paroliere. Le ipotesi, a
questo riguardo, si sprecano, ma nessuna trova per ora conferma. Che i testi
li abbia scritti la stessa Grazia Letizia ? O addirittura lo stesso Battisti
? O il fantomatico ragazzo romano di cui qualcuno, tempo addietro,
favoleggiava ? Difficile dirlo. Due sole cose tuttavia sono certe: "Non può
essere Panella -dice Michele Mondella- visto che lui e Lucio, conclusa con
"Hegel" la loro collaborazione, non si sono più frequentati". E non può
essere, purtroppo, neppure il grande Mogol, che dal 1980 non aveva più
rapporti, né profesisonali né privati, col musicista che lui stesso aveva
scoperto (balle...nda) e lanciato, per tre lustri fornendo alle sue musiche
una linfa poetica assolutamente non surrogabile.