Discussione:
Il Teatro è Apparenza
(troppo vecchio per rispondere)
Gaetano
2015-11-12 18:49:41 UTC
Permalink
La voce del viso: Per insignificanti movimenti tanti e tanti il volto è
tutto e tutto sta raccolto sopra il tuo bel volto.
---------------------------------------------------------------------------------------

Mai come oggi, nell’era del selfie, l’enfatizzazione del volto è
onnipresente. Eppure, in principio, l’arte non mostrava interesse
per la mimica facciale e per questo aspetto del volto umano. Fino
all’avvento della scultura greca ellenistica, l’espressione tipica del viso
era sempre indifferente ed impassibile. Per osservare delle espressioni
un po’ più forti occorre guardare al teatro greco e alle sue maschere.
Le forme teatrali che oggi conosciamo discendono da quelle che si
praticavano e che vennero perfezionate nella Atene del V secolo a.C.
Il primo teatro è ubicato all'aperto, la cavea era l'alloggiamento dove si
svolgevano le varie rappresentazioni. Gli attori, esclusivamente uomini
anche nelle parti femminili (le donne non potevano recitare) indossavano
maschere che li rendevano riconoscibili anche a grande distanza
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Nel teatro classico greco e latino, la maschera d’obbligo per gli attori
teatrali veniva definita "persona", proprio perché in mancanza di microfoni
o megafoni serviva a far "risuonare" ( per-sonare ) la voce. Poiché il
termine veniva usato anche nel diritto, l’avvocato e filosofo Cicerone mise
in rapporto la "persona" anche con il "ruolo" che secondo lo stoicismo
ogni uomo doveva scegliere nel grande teatro della vita, per agire di
conseguenza. La maschera, un volto diverso dal proprio, è rimasto
ancor oggi un elemento importante in molti tipi di teatro. Ma coprire
il volto è diventata un'esigenza anche fuori dall'ambito artistico.
Bandiera della cultura islamica, quella radicale negazione del volto
che è l’imposizione del velo, va inquadrata in un contesto religioso
in cui anche la rappresentazione in volto della divinità e del Profeta
sono vietate. Non solo la rappresentazione del volto da arte e costume
diventa politica, ma può farsi teologia. In un ulteriore spostamento
semantico, i padri della Chiesa spiegarono che anche il Figlio di Dio era la
" maschera " o ruolo di quella natura divina che l’uomo Gesù portava in
scena, come un attore porta in scena la sua maschera o il suo ruolo, e
questo perché il Cristo non era stato un essere comune, ma un ruolo per le
due distinte nature, divina e umana. Fin dall'origine il teatro resta quella
linea sottile tra finzione e realtà, il luogo dove questi elementi si
mescolano meglio e dove è ancora più difficile scorgerne le differenze.
In quasi tutte le culture del mondo la maschera è veicolo, manifestazione
ed espressione del sé : fu grazie ad una maschera che Romeo
riuscì ad entrare in casa Capuleti a danzare con Giulietta e a non farsi
sfidare da Tebaldo, e solo mettendo la maschera il nobile Don Diego de la
Vega riuscì a combattere, in nome della povera gente, contro la tirannia
sotto la maschera di Zorro. Dietro una maschera si celano molteplici
identità e al contempo la vera essenza dell’essere che, in contrasto con la
quotidianità, si confonde tra i sogni. Pirandello, partendo proprio da
questo presupposto, sostenne la più grande verità : ogni uomo si serve di
una maschera di volta in volta diversa per interagire con se stesso e con
gli altri. Quel mobile in copertina disegnato da Battisti indica questa
strada e invita ognuno di noi a mettersi in mostra ( in vetrina ) e recitare
secondo il ruolo assegnatoci, come in una rappresentazione scenica.
Con L'apparenza Battisti e Panella utilizzano l'area semantica del teatro
e questo è molto avvertibile già scorrendo alcuni titoli, come appunto
Lo scenario, oppure Dalle prime battute, ma anche lo stesso titolo
dell'album riconduce a quella dimensione di finzione che è il palcoscenico
teatrale. Vengono utilizzati molti termini vicino all'azione scenica per
delineare la gestualità femminile :

Pieghi la schiena
Cali il tuo sipario di capelli

oppure :

Che colta sul fatto si volterà di scatto
mostrando i suoi tre quarti
stupefatti

Altri prestiti appartenenti al gergo teatrale e alle maschere della Commedia
dell'Arte :

Ah! questa poi
sento di star per vivere
e nello stesso momento
tremila riluttanti col lunghissimo mento
e i denti scricchiolanti avidamente
tremila debuttanti sfondano
contemporaneamente
le quattro pareti nemmeno tanto ingenuamente
perché non c'erano segnali di divieti

Ah questa poi
sto per vivere di fresco
e me ne esco
uno da una parte
uno dall'altra la Commedia dell'Arte

Al mimo : ah come sono vivace come uno che tace !

Alla drammaturgia e alla studio della gestualità:

E poi il discorso prende una piega architettonica
nell'aria con le mani

All'unicità di un copione di una recita teatrale che può ripetersi solo in
un determinato passaggio :

E poi
di che parliamo
di come per favore hai fatto
se non ti dispiace replicarlo
quel gesto quell'insieme
di cose e di non cose
che accadono una volta
e quindi possono
ripetersi a richiesta e non per caso.

L'apparenza estremizza quanto di nuovo e di rivoluzionario si era già
sentito in Don Giovanni. Il cut-up musicale e lessicale, la scelta di
sviluppare imprevedibilmente le melodie senza rispettare le sequenze
classiche della forma canzone abituale, ricalca la tecnica letteraria
stilistica inventata dai dadaisti. Il cut-up consiste nel tagliare
fisicamente un testo scritto, lasciando intatte solo parole o frasi,
mischiandone in seguito i vari frammenti e ricomponendo così un nuovo testo
che, senza filo logico e senza seguire la corretta sintassi, mantiene pur
sempre un senso logico anche se a volte incomprensibile.

Dici che non capisci
Ma io so che tutti capiscono tutto

La trama si dipana tra un atto e l'altro, scorre via il romanzo della vita.
Tutto è racchiuso in una pièce teatrale e appassiona chi osserva : molti
credono dalle prime battute di capire il copione , fin dall’inizio, e ognuno
percepisce sensazioni diverse. Altri che assistono rimangono muti e
impassibili aspettando gli sviluppi dello spettacolo.

E t'intestardisci
Io sarei un panno nero
Nel salottino scuro
Non c'è acqua né fuochino
Che fuori lo trascini quel detrito
E lì l'incendi abbrustolito.

L’allegoria teatrale è palese: i componenti del boccascena, le quinte
laterali e il fondale di ogni palcoscenico sono in panno nero. Al centro
della scena l’arredamento è sempre fittizio e posticcio: Il salottino e il
caminetto, lo scroscio d’acqua e la cenere non sono veritieri. Viene
rappresentata una realtà che nel lato pratico non esiste. Esiste solo la
percezione del reale.

Diventi malevola
Come se io fossi una persona.
Diventi, come i tutti che capiscono, sincera
Ossia dici come sarei se fossi
L'immagine a somiglianza del tuo rancore
O malessere d'essere sincera,
Parlando di te.

Il termine “persona” indica la maschera utilizzata dagli attori teatrali,
che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava,
ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per
essere udita dagli spettatori. Quando si fa teatro e si inscena uno
spettacolo, e quindi si è nel corso di una recita, è fondamentale riuscire a
caratterizzare un determinato personaggio. L’attore deve renderlo vivo,
reale e comunicare ciò che è davvero, non soltanto attraverso le battute del
copione, ma anche in altri modi. I gesti possono essere definiti
fondamentali perché riescono a manifestare di più ciò che il personaggio sta
provando in quel determinato momento e in quella determinata situazione.
C'è differenza nel vedere due persone entrambe incollerite gesticolare
animatamente contrastandosi l'un l'altro in maniera plateale.

Dici che non capisci
Eppure quel che dici è tutto vero
Di più quando inveisci
Quando pesantemente
Costruisci periodi
Che speri d'odio
Ma ad ogni affondo
Ti si scopre un po' il corpo.

Nel linguaggio teatrale l'enfasi si accompagna a un aumento di intensità
della voce e dei gesti. La drammaticità di un testo teatrale è legata
maggiormente ad un dialogo o ad una lirica. È con la presenza di almeno un
altro attore dialogante che si può meglio esprimere la caratteristica
principale del teatro drammatico: il contrasto tra almeno due differenti
elementi. Bernard Shaw, introducendo il suo primo volume di commedie,
afferma: «Non c'è opera teatrale senza conflitto».

Diventi simpatica simile tu
Ossia con sentimento
E parli sempre d'altro di quel tossico che bevi
Lo stai dicendo con le stesse parole di tutti.

Ricorda per certi versi la tragedia di William Shakespeare , Giulietta e
Romeo, tra le più famose e rappresentate, nonché una delle storie d'amore
più popolari. Giulietta, forzata dal padre e dalla nutrice a sposare il
conte Paride, finge di acconsentire ma è d’accordo con fra Lorenzo di bere
un narcotico che, alla vigilia delle nozze, la farà sembrar morta per
quaranta ore. Giulietta attua il piano, ma il messaggio non giunge a Romeo,
il quale crede veramente nella morte di Giulietta. Dopo aver preso da uno
speziale un potente veleno, si reca al sepolcro dalla sua amata, la bacia
per l’ultima volta e beve l’amaro calice. Poco dopo Giulietta svegliandosi
dal sonno trova Romeo morto, con la coppa ancora in mano e si toglie a sua
volta la vita con un pugnale.

Forse è questo che tu non vorresti riuscire a capire:
Che favorevole è come essere contro
E in mezzo c'è una zona di silenzio
Difficile anche un po' recalcitrante
Dove un parere vale quello che vale

Gli attori che affrontano certi testi sanno bene dei cosiddetti "buchi di
scena". Sono l'incubo di certi attori ma i veri professionisti sanno come
colmare questi fastidiosi vuoti che possono far nascere insofferenza nello
spettatore. Qualcuno a volte si spazientisce e si avvertono sottovoce
commenti negativi e bisbigli nel buio Ma un grande attore con le sue pause,
brevi o lunghe, e i suoi "silenzi pieni" sa riempire quei buchi di scena con
un'intensità eloquente trasformandoli in battute concrete a volte più
espressive del parlato: il significato emerge, quasi sempre, dalla tensione
contenuta in questo gioco di forze.

È l'ombra trasparente
O niente che traspare
Silenziosamente
Tutti tra sé e sé pensano le stesse cose.

I protagonisti sul palcoscenico, avvertono le stesse sensazioni del
pubblico, le condividono , e quasi si sentono intimoriti di spezzare questo
silenzio pieno di concentrazione, un po' come se andassero a disturbare un
momento intimo dello spettatore.

Dici che non capisci
E questo ti convince a non capire
Però non ci riesci
Non ti sai trattenere
E ti dispiace ti dispiaci tu.

I pareri in sala fra gli spettatori non sempre sono concordi durante lo
svolgimento dello spettacolo. Molti sono privi di reazioni, qualcuno
applaude a scena aperta, altri invece rimangono completamente privi di
emozione. Divertirsi a teatro non è scontato. La freddezza in certe
occasioni si stempera solo nel secondo o terzo atto , con qualche risata, e
un applauso ( a volte di circostanza ) alla fine.

Avendo voglia tempo
E la serata adatta

Naturalmente per una serata a teatro tutto ruota dal tipo di spettacolo,
nonché dall'ora (più elegante la sera). Molto elegante la sera, in un teatro
importante per l'opera, un concerto di classica, una prima di prosa con
compagnie stabili. Elegante per un teatro famoso e uno spettacolo
tradizionale, un'opera lirica, un balletto o un'opera di prosa. Vale la
regola generale del cosa, dove, quando, chi, e perché.

Tutto è dimostrabile
Soprattutto il contrario
Con un'abile manipolazione
Dello scenario.
Mentre è un combattimento quello che dici
Sono nemmeno abili mosse
Tra quello che dici e come vorresti che fosse

La scenografia è parte essenziale, l’illusione è quella di trovarsi seduti
di fronte a un’altra realtà, ricomposta attraverso scene dipinte, costruite
o ricostruite. Basta cambiare lo scenario per venire proiettati da una
stanza a una piazza, dal chiuso all’aperto. Il presente e il futuro
sussistono su piani diversi e la vita stessa lo testimonia. Si può toccare
con mano il presente ma il domani sarà il contrario: si ama e si odia, si
combatte, ci si illude e disillude, si piange e si ride. L’indimenticabile
Charlie Chaplin per l’occasione ha coniato un celebre aforisma: "La vita è
un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi, canta, ridi, balla,
ama, piangi e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali
il sipario e l'opera finisca senza applausi ".
calypsos
2015-11-12 21:44:32 UTC
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Post by Gaetano
La voce del viso: Per insignificanti movimenti tanti e tanti il volto è
tutto e tutto sta raccolto sopra il tuo bel volto.
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Mai come oggi, nell'era del selfie, l'enfatizzazione del volto è
onnipresente. Eppure, in principio, l'arte non mostrava interesse
per la mimica facciale e per questo aspetto del volto umano. Fino
all'avvento della scultura greca ellenistica, l'espressione tipica del viso
era sempre indifferente ed impassibile. Per osservare delle espressioni
un po' più forti occorre guardare al teatro greco e alle sue maschere.
Le forme teatrali che oggi conosciamo discendono da quelle che si
praticavano e che vennero perfezionate nella Atene del V secolo a.C.
Il primo teatro è ubicato all'aperto, la cavea era l'alloggiamento dove si
svolgevano le varie rappresentazioni. Gli attori, esclusivamente uomini
anche nelle parti femminili (le donne non potevano recitare) indossavano
maschere che li rendevano riconoscibili anche a grande distanza
https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_greco_di_Siracusa#/media/File:Teatro_greco_di_Siracusa_-_aerea.jpg
Nel teatro classico greco e latino, la maschera d'obbligo per gli attori
teatrali veniva definita "persona", proprio perché in mancanza di microfoni
o megafoni serviva a far "risuonare" ( per-sonare ) la voce. Poiché il
termine veniva usato anche nel diritto, l'avvocato e filosofo Cicerone mise
in rapporto la "persona" anche con il "ruolo" che secondo lo stoicismo
ogni uomo doveva scegliere nel grande teatro della vita, per agire di
conseguenza. La maschera, un volto diverso dal proprio, è rimasto
ancor oggi un elemento importante in molti tipi di teatro. Ma coprire
il volto è diventata un'esigenza anche fuori dall'ambito artistico.
Bandiera della cultura islamica, quella radicale negazione del volto
che è l'imposizione del velo, va inquadrata in un contesto religioso
in cui anche la rappresentazione in volto della divinità e del Profeta
sono vietate. Non solo la rappresentazione del volto da arte e costume
diventa politica, ma può farsi teologia. In un ulteriore spostamento
semantico, i padri della Chiesa spiegarono che anche il Figlio di Dio era la
" maschera " o ruolo di quella natura divina che l'uomo Gesù portava in
scena, come un attore porta in scena la sua maschera o il suo ruolo, e
questo perché il Cristo non era stato un essere comune, ma un ruolo per le
due distinte nature, divina e umana. Fin dall'origine il teatro resta quella
linea sottile tra finzione e realtà, il luogo dove questi elementi si
mescolano meglio e dove è ancora più difficile scorgerne le differenze.
In quasi tutte le culture del mondo la maschera è veicolo, manifestazione
ed espressione del sé : fu grazie ad una maschera che Romeo
riuscì ad entrare in casa Capuleti a danzare con Giulietta e a non farsi
sfidare da Tebaldo, e solo mettendo la maschera il nobile Don Diego de la
Vega riuscì a combattere, in nome della povera gente, contro la tirannia
sotto la maschera di Zorro. Dietro una maschera si celano molteplici
identità e al contempo la vera essenza dell'essere che, in contrasto con la
quotidianità, si confonde tra i sogni. Pirandello, partendo proprio da
questo presupposto, sostenne la più grande verità : ogni uomo si serve di
una maschera di volta in volta diversa per interagire con se stesso e con
gli altri. Quel mobile in copertina disegnato da Battisti indica questa
strada e invita ognuno di noi a mettersi in mostra ( in vetrina ) e recitare
secondo il ruolo assegnatoci, come in una rappresentazione scenica.
Con L'apparenza Battisti e Panella utilizzano l'area semantica del teatro
e questo è molto avvertibile già scorrendo alcuni titoli, come appunto
Lo scenario, oppure Dalle prime battute, ma anche lo stesso titolo
dell'album riconduce a quella dimensione di finzione che è il palcoscenico
teatrale. Vengono utilizzati molti termini vicino all'azione scenica per
Pieghi la schiena
Cali il tuo sipario di capelli
Che colta sul fatto si volterà di scatto
mostrando i suoi tre quarti
stupefatti
Altri prestiti appartenenti al gergo teatrale e alle maschere della Commedia
Ah! questa poi
sento di star per vivere
e nello stesso momento
tremila riluttanti col lunghissimo mento
e i denti scricchiolanti avidamente
tremila debuttanti sfondano
contemporaneamente
le quattro pareti nemmeno tanto ingenuamente
perché non c'erano segnali di divieti
Ah questa poi
sto per vivere di fresco
e me ne esco
uno da una parte
uno dall'altra la Commedia dell'Arte
Al mimo : ah come sono vivace come uno che tace !
E poi il discorso prende una piega architettonica
nell'aria con le mani
All'unicità di un copione di una recita teatrale che può ripetersi solo in
E poi
di che parliamo
di come per favore hai fatto
se non ti dispiace replicarlo
quel gesto quell'insieme
di cose e di non cose
che accadono una volta
e quindi possono
ripetersi a richiesta e non per caso.
L'apparenza estremizza quanto di nuovo e di rivoluzionario si era già
sentito in Don Giovanni. Il cut-up musicale e lessicale, la scelta di
sviluppare imprevedibilmente le melodie senza rispettare le sequenze
classiche della forma canzone abituale, ricalca la tecnica letteraria
stilistica inventata dai dadaisti. Il cut-up consiste nel tagliare
fisicamente un testo scritto, lasciando intatte solo parole o frasi,
mischiandone in seguito i vari frammenti e ricomponendo così un nuovo testo
che, senza filo logico e senza seguire la corretta sintassi, mantiene pur
sempre un senso logico anche se a volte incomprensibile.
Dici che non capisci
Ma io so che tutti capiscono tutto
La trama si dipana tra un atto e l'altro, scorre via il romanzo della vita.
Tutto è racchiuso in una pièce teatrale e appassiona chi osserva : molti
credono dalle prime battute di capire il copione , fin dall'inizio, e ognuno
percepisce sensazioni diverse. Altri che assistono rimangono muti e
impassibili aspettando gli sviluppi dello spettacolo.
E t'intestardisci
Io sarei un panno nero
Nel salottino scuro
Non c'è acqua né fuochino
Che fuori lo trascini quel detrito
E lì l'incendi abbrustolito.
L'allegoria teatrale è palese: i componenti del boccascena, le quinte
laterali e il fondale di ogni palcoscenico sono in panno nero. Al centro
della scena l'arredamento è sempre fittizio e posticcio: Il salottino e il
caminetto, lo scroscio d'acqua e la cenere non sono veritieri. Viene
rappresentata una realtà che nel lato pratico non esiste. Esiste solo la
percezione del reale.
Diventi malevola
Come se io fossi una persona.
Diventi, come i tutti che capiscono, sincera
Ossia dici come sarei se fossi
L'immagine a somiglianza del tuo rancore
O malessere d'essere sincera,
Parlando di te.
Il termine "persona" indica la maschera utilizzata dagli attori teatrali,
che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava,
ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per
essere udita dagli spettatori. Quando si fa teatro e si inscena uno
spettacolo, e quindi si è nel corso di una recita, è fondamentale riuscire a
caratterizzare un determinato personaggio. L'attore deve renderlo vivo,
reale e comunicare ciò che è davvero, non soltanto attraverso le battute del
copione, ma anche in altri modi. I gesti possono essere definiti
fondamentali perché riescono a manifestare di più ciò che il personaggio sta
provando in quel determinato momento e in quella determinata situazione.
C'è differenza nel vedere due persone entrambe incollerite gesticolare
animatamente contrastandosi l'un l'altro in maniera plateale.
Dici che non capisci
Eppure quel che dici è tutto vero
Di più quando inveisci
Quando pesantemente
Costruisci periodi
Che speri d'odio
Ma ad ogni affondo
Ti si scopre un po' il corpo.
Nel linguaggio teatrale l'enfasi si accompagna a un aumento di intensità
della voce e dei gesti. La drammaticità di un testo teatrale è legata
maggiormente ad un dialogo o ad una lirica. È con la presenza di almeno un
altro attore dialogante che si può meglio esprimere la caratteristica
principale del teatro drammatico: il contrasto tra almeno due differenti
elementi. Bernard Shaw, introducendo il suo primo volume di commedie,
afferma: <<Non c'è opera teatrale senza conflitto>>.
Diventi simpatica simile tu
Ossia con sentimento
E parli sempre d'altro di quel tossico che bevi
Lo stai dicendo con le stesse parole di tutti.
Ricorda per certi versi la tragedia di William Shakespeare , Giulietta e
Romeo, tra le più famose e rappresentate, nonché una delle storie d'amore
più popolari. Giulietta, forzata dal padre e dalla nutrice a sposare il
conte Paride, finge di acconsentire ma è d'accordo con fra Lorenzo di bere
un narcotico che, alla vigilia delle nozze, la farà sembrar morta per
quaranta ore. Giulietta attua il piano, ma il messaggio non giunge a Romeo,
il quale crede veramente nella morte di Giulietta. Dopo aver preso da uno
speziale un potente veleno, si reca al sepolcro dalla sua amata, la bacia
per l'ultima volta e beve l'amaro calice. Poco dopo Giulietta svegliandosi
dal sonno trova Romeo morto, con la coppa ancora in mano e si toglie a sua
volta la vita con un pugnale.
Che favorevole è come essere contro
E in mezzo c'è una zona di silenzio
Difficile anche un po' recalcitrante
Dove un parere vale quello che vale
Gli attori che affrontano certi testi sanno bene dei cosiddetti "buchi di
scena". Sono l'incubo di certi attori ma i veri professionisti sanno come
colmare questi fastidiosi vuoti che possono far nascere insofferenza nello
spettatore. Qualcuno a volte si spazientisce e si avvertono sottovoce
commenti negativi e bisbigli nel buio Ma un grande attore con le sue pause,
brevi o lunghe, e i suoi "silenzi pieni" sa riempire quei buchi di scena con
un'intensità eloquente trasformandoli in battute concrete a volte più
espressive del parlato: il significato emerge, quasi sempre, dalla tensione
contenuta in questo gioco di forze.
È l'ombra trasparente
O niente che traspare
Silenziosamente
Tutti tra sé e sé pensano le stesse cose.
I protagonisti sul palcoscenico, avvertono le stesse sensazioni del
pubblico, le condividono , e quasi si sentono intimoriti di spezzare questo
silenzio pieno di concentrazione, un po' come se andassero a disturbare un
momento intimo dello spettatore.
Dici che non capisci
E questo ti convince a non capire
Però non ci riesci
Non ti sai trattenere
E ti dispiace ti dispiaci tu.
I pareri in sala fra gli spettatori non sempre sono concordi durante lo
svolgimento dello spettacolo. Molti sono privi di reazioni, qualcuno
applaude a scena aperta, altri invece rimangono completamente privi di
emozione. Divertirsi a teatro non è scontato. La freddezza in certe
occasioni si stempera solo nel secondo o terzo atto , con qualche risata, e
un applauso ( a volte di circostanza ) alla fine.
Avendo voglia tempo
E la serata adatta
Naturalmente per una serata a teatro tutto ruota dal tipo di spettacolo,
nonché dall'ora (più elegante la sera). Molto elegante la sera, in un teatro
importante per l'opera, un concerto di classica, una prima di prosa con
compagnie stabili. Elegante per un teatro famoso e uno spettacolo
tradizionale, un'opera lirica, un balletto o un'opera di prosa. Vale la
regola generale del cosa, dove, quando, chi, e perché.
Tutto è dimostrabile
Soprattutto il contrario
Con un'abile manipolazione
Dello scenario.
Mentre è un combattimento quello che dici
Sono nemmeno abili mosse
Tra quello che dici e come vorresti che fosse
La scenografia è parte essenziale, l'illusione è quella di trovarsi seduti
di fronte a un'altra realtà, ricomposta attraverso scene dipinte, costruite
o ricostruite. Basta cambiare lo scenario per venire proiettati da una
stanza a una piazza, dal chiuso all'aperto. Il presente e il futuro
sussistono su piani diversi e la vita stessa lo testimonia. Si può toccare
con mano il presente ma il domani sarà il contrario: si ama e si odia, si
combatte, ci si illude e disillude, si piange e si ride. L'indimenticabile
Charlie Chaplin per l'occasione ha coniato un celebre aforisma: "La vita è
un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi, canta, ridi, balla,
ama, piangi e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali
il sipario e l'opera finisca senza applausi ".
Ebbravo Gaetano! Ma questa bella esegesi l'avevi già bell'e pronta, vero? non l'hai scritta per l'occasione. Mi stranisce che un esperto di vetrine e credenze sia poi così acuto e sottile nell'ermeneutica testuale di Panella. Mi piace la profondità critica che fa rimandi e contestualizzazioni. Data la mia ignoranza quasi totale in campo musicale mi piacerebbe, però,anche qualche commento sulla musica e sulla straordinaria vocalità di Battisti. Che grande gioia mi da ancora e sempre ascoltare la sua voce e la sua dizione perfetta, sillabica, accentata al punto giusto...
Ossequi
c.
Gaetano
2015-11-12 22:24:43 UTC
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Post by Gaetano
La voce del viso: Per insignificanti movimenti tanti e tanti il volto è
tutto e tutto sta raccolto sopra il tuo bel volto.
---------------------------------------------------------------------------------------
Mai come oggi, nell'era del selfie, l'enfatizzazione del volto è
onnipresente. Eppure, in principio, l'arte non mostrava interesse
per la mimica facciale e per questo aspetto del volto umano. Fino
all'avvento della scultura greca ellenistica, l'espressione tipica del viso
era sempre indifferente ed impassibile. Per osservare delle espressioni
un po' più forti occorre guardare al teatro greco e alle sue maschere.
Le forme teatrali che oggi conosciamo discendono da quelle che si
praticavano e che vennero perfezionate nella Atene del V secolo a.C.
Il primo teatro è ubicato all'aperto, la cavea era l'alloggiamento dove si
svolgevano le varie rappresentazioni. Gli attori, esclusivamente uomini
anche nelle parti femminili (le donne non potevano recitare) indossavano
maschere che li rendevano riconoscibili anche a grande distanza
https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_greco_di_Siracusa#/media/File:Teatro_greco_di_Siracusa_-_aerea.jpg
Nel teatro classico greco e latino, la maschera d'obbligo per gli attori
teatrali veniva definita "persona", proprio perché in mancanza di microfoni
o megafoni serviva a far "risuonare" ( per-sonare ) la voce. Poiché il
termine veniva usato anche nel diritto, l'avvocato e filosofo Cicerone mise
in rapporto la "persona" anche con il "ruolo" che secondo lo stoicismo
ogni uomo doveva scegliere nel grande teatro della vita, per agire di
conseguenza. La maschera, un volto diverso dal proprio, è rimasto
ancor oggi un elemento importante in molti tipi di teatro. Ma coprire
il volto è diventata un'esigenza anche fuori dall'ambito artistico.
Bandiera della cultura islamica, quella radicale negazione del volto
che è l'imposizione del velo, va inquadrata in un contesto religioso
in cui anche la rappresentazione in volto della divinità e del Profeta
sono vietate. Non solo la rappresentazione del volto da arte e costume
diventa politica, ma può farsi teologia. In un ulteriore spostamento
semantico, i padri della Chiesa spiegarono che anche il Figlio di Dio era la
" maschera " o ruolo di quella natura divina che l'uomo Gesù portava in
scena, come un attore porta in scena la sua maschera o il suo ruolo, e
questo perché il Cristo non era stato un essere comune, ma un ruolo per le
due distinte nature, divina e umana. Fin dall'origine il teatro resta quella
linea sottile tra finzione e realtà, il luogo dove questi elementi si
mescolano meglio e dove è ancora più difficile scorgerne le differenze.
In quasi tutte le culture del mondo la maschera è veicolo, manifestazione
ed espressione del sé : fu grazie ad una maschera che Romeo
riuscì ad entrare in casa Capuleti a danzare con Giulietta e a non farsi
sfidare da Tebaldo, e solo mettendo la maschera il nobile Don Diego de la
Vega riuscì a combattere, in nome della povera gente, contro la tirannia
sotto la maschera di Zorro. Dietro una maschera si celano molteplici
identità e al contempo la vera essenza dell'essere che, in contrasto con la
quotidianità, si confonde tra i sogni. Pirandello, partendo proprio da
questo presupposto, sostenne la più grande verità : ogni uomo si serve di
una maschera di volta in volta diversa per interagire con se stesso e con
gli altri. Quel mobile in copertina disegnato da Battisti indica questa
strada e invita ognuno di noi a mettersi in mostra ( in vetrina ) e recitare
secondo il ruolo assegnatoci, come in una rappresentazione scenica.
Con L'apparenza Battisti e Panella utilizzano l'area semantica del teatro
e questo è molto avvertibile già scorrendo alcuni titoli, come appunto
Lo scenario, oppure Dalle prime battute, ma anche lo stesso titolo
dell'album riconduce a quella dimensione di finzione che è il palcoscenico
teatrale. Vengono utilizzati molti termini vicino all'azione scenica per
Pieghi la schiena
Cali il tuo sipario di capelli
Che colta sul fatto si volterà di scatto
mostrando i suoi tre quarti
stupefatti
Altri prestiti appartenenti al gergo teatrale e alle maschere della Commedia
Ah! questa poi
sento di star per vivere
e nello stesso momento
tremila riluttanti col lunghissimo mento
e i denti scricchiolanti avidamente
tremila debuttanti sfondano
contemporaneamente
le quattro pareti nemmeno tanto ingenuamente
perché non c'erano segnali di divieti
Ah questa poi
sto per vivere di fresco
e me ne esco
uno da una parte
uno dall'altra la Commedia dell'Arte
Al mimo : ah come sono vivace come uno che tace !
E poi il discorso prende una piega architettonica
nell'aria con le mani
All'unicità di un copione di una recita teatrale che può ripetersi solo in
E poi
di che parliamo
di come per favore hai fatto
se non ti dispiace replicarlo
quel gesto quell'insieme
di cose e di non cose
che accadono una volta
e quindi possono
ripetersi a richiesta e non per caso.
L'apparenza estremizza quanto di nuovo e di rivoluzionario si era già
sentito in Don Giovanni. Il cut-up musicale e lessicale, la scelta di
sviluppare imprevedibilmente le melodie senza rispettare le sequenze
classiche della forma canzone abituale, ricalca la tecnica letteraria
stilistica inventata dai dadaisti. Il cut-up consiste nel tagliare
fisicamente un testo scritto, lasciando intatte solo parole o frasi,
mischiandone in seguito i vari frammenti e ricomponendo così un nuovo testo
che, senza filo logico e senza seguire la corretta sintassi, mantiene pur
sempre un senso logico anche se a volte incomprensibile.
Dici che non capisci
Ma io so che tutti capiscono tutto
La trama si dipana tra un atto e l'altro, scorre via il romanzo della vita.
Tutto è racchiuso in una pièce teatrale e appassiona chi osserva : molti
credono dalle prime battute di capire il copione , fin dall'inizio, e ognuno
percepisce sensazioni diverse. Altri che assistono rimangono muti e
impassibili aspettando gli sviluppi dello spettacolo.
E t'intestardisci
Io sarei un panno nero
Nel salottino scuro
Non c'è acqua né fuochino
Che fuori lo trascini quel detrito
E lì l'incendi abbrustolito.
L'allegoria teatrale è palese: i componenti del boccascena, le quinte
laterali e il fondale di ogni palcoscenico sono in panno nero. Al centro
della scena l'arredamento è sempre fittizio e posticcio: Il salottino e il
caminetto, lo scroscio d'acqua e la cenere non sono veritieri. Viene
rappresentata una realtà che nel lato pratico non esiste. Esiste solo la
percezione del reale.
Diventi malevola
Come se io fossi una persona.
Diventi, come i tutti che capiscono, sincera
Ossia dici come sarei se fossi
L'immagine a somiglianza del tuo rancore
O malessere d'essere sincera,
Parlando di te.
Il termine "persona" indica la maschera utilizzata dagli attori teatrali,
che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che
interpretava,
ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per
essere udita dagli spettatori. Quando si fa teatro e si inscena uno
spettacolo, e quindi si è nel corso di una recita, è fondamentale riuscire a
caratterizzare un determinato personaggio. L'attore deve renderlo vivo,
reale e comunicare ciò che è davvero, non soltanto attraverso le battute del
copione, ma anche in altri modi. I gesti possono essere definiti
fondamentali perché riescono a manifestare di più ciò che il personaggio sta
provando in quel determinato momento e in quella determinata situazione.
C'è differenza nel vedere due persone entrambe incollerite gesticolare
animatamente contrastandosi l'un l'altro in maniera plateale.
Dici che non capisci
Eppure quel che dici è tutto vero
Di più quando inveisci
Quando pesantemente
Costruisci periodi
Che speri d'odio
Ma ad ogni affondo
Ti si scopre un po' il corpo.
Nel linguaggio teatrale l'enfasi si accompagna a un aumento di intensità
della voce e dei gesti. La drammaticità di un testo teatrale è legata
maggiormente ad un dialogo o ad una lirica. È con la presenza di almeno un
altro attore dialogante che si può meglio esprimere la caratteristica
principale del teatro drammatico: il contrasto tra almeno due differenti
elementi. Bernard Shaw, introducendo il suo primo volume di commedie,
afferma: <<Non c'è opera teatrale senza conflitto>>.
Diventi simpatica simile tu
Ossia con sentimento
E parli sempre d'altro di quel tossico che bevi
Lo stai dicendo con le stesse parole di tutti.
Ricorda per certi versi la tragedia di William Shakespeare , Giulietta e
Romeo, tra le più famose e rappresentate, nonché una delle storie d'amore
più popolari. Giulietta, forzata dal padre e dalla nutrice a sposare il
conte Paride, finge di acconsentire ma è d'accordo con fra Lorenzo di bere
un narcotico che, alla vigilia delle nozze, la farà sembrar morta per
quaranta ore. Giulietta attua il piano, ma il messaggio non giunge a Romeo,
il quale crede veramente nella morte di Giulietta. Dopo aver preso da uno
speziale un potente veleno, si reca al sepolcro dalla sua amata, la bacia
per l'ultima volta e beve l'amaro calice. Poco dopo Giulietta svegliandosi
dal sonno trova Romeo morto, con la coppa ancora in mano e si toglie a sua
volta la vita con un pugnale.
Che favorevole è come essere contro
E in mezzo c'è una zona di silenzio
Difficile anche un po' recalcitrante
Dove un parere vale quello che vale
Gli attori che affrontano certi testi sanno bene dei cosiddetti "buchi di
scena". Sono l'incubo di certi attori ma i veri professionisti sanno come
colmare questi fastidiosi vuoti che possono far nascere insofferenza nello
spettatore. Qualcuno a volte si spazientisce e si avvertono sottovoce
commenti negativi e bisbigli nel buio Ma un grande attore con le sue pause,
brevi o lunghe, e i suoi "silenzi pieni" sa riempire quei buchi di scena con
un'intensità eloquente trasformandoli in battute concrete a volte più
espressive del parlato: il significato emerge, quasi sempre, dalla tensione
contenuta in questo gioco di forze.
È l'ombra trasparente
O niente che traspare
Silenziosamente
Tutti tra sé e sé pensano le stesse cose.
I protagonisti sul palcoscenico, avvertono le stesse sensazioni del
pubblico, le condividono , e quasi si sentono intimoriti di spezzare questo
silenzio pieno di concentrazione, un po' come se andassero a disturbare un
momento intimo dello spettatore.
Dici che non capisci
E questo ti convince a non capire
Però non ci riesci
Non ti sai trattenere
E ti dispiace ti dispiaci tu.
I pareri in sala fra gli spettatori non sempre sono concordi durante lo
svolgimento dello spettacolo. Molti sono privi di reazioni, qualcuno
applaude a scena aperta, altri invece rimangono completamente privi di
emozione. Divertirsi a teatro non è scontato. La freddezza in certe
occasioni si stempera solo nel secondo o terzo atto , con qualche risata, e
un applauso ( a volte di circostanza ) alla fine.
Avendo voglia tempo
E la serata adatta
Naturalmente per una serata a teatro tutto ruota dal tipo di spettacolo,
nonché dall'ora (più elegante la sera). Molto elegante la sera, in un teatro
importante per l'opera, un concerto di classica, una prima di prosa con
compagnie stabili. Elegante per un teatro famoso e uno spettacolo
tradizionale, un'opera lirica, un balletto o un'opera di prosa. Vale la
regola generale del cosa, dove, quando, chi, e perché.
Tutto è dimostrabile
Soprattutto il contrario
Con un'abile manipolazione
Dello scenario.
Mentre è un combattimento quello che dici
Sono nemmeno abili mosse
Tra quello che dici e come vorresti che fosse
La scenografia è parte essenziale, l'illusione è quella di trovarsi seduti
di fronte a un'altra realtà, ricomposta attraverso scene dipinte, costruite
o ricostruite. Basta cambiare lo scenario per venire proiettati da una
stanza a una piazza, dal chiuso all'aperto. Il presente e il futuro
sussistono su piani diversi e la vita stessa lo testimonia. Si può toccare
con mano il presente ma il domani sarà il contrario: si ama e si odia, si
combatte, ci si illude e disillude, si piange e si ride. L'indimenticabile
Charlie Chaplin per l'occasione ha coniato un celebre aforisma: "La vita è
un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi, canta, ridi, balla,
ama, piangi e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali
il sipario e l'opera finisca senza applausi ".
Ebbravo Gaetano! Ma questa bella esegesi l'avevi già bell'e pronta, vero?
non l'hai scritta per l'occasione. Mi stranisce che un esperto di vetrine e
credenze sia poi così acuto e sottile nell'ermeneutica testuale di Panella.
Mi piace la profondità critica che fa rimandi e contestualizzazioni. Data la
mia ignoranza quasi totale in campo musicale mi piacerebbe, però,anche
qualche commento sulla musica e sulla straordinaria vocalità di Battisti.
Che grande gioia mi da ancora e sempre ascoltare la sua voce e la sua
dizione perfetta, sillabica, accentata al punto giusto...
Ossequi
c.

Si, l'avevo già sviluppata in passato, l'ho solo aggiornata con dei nuovi
passaggi inerenti al presente. Le vetrine e le credenze sono il mio lavoro
e mi piace puntualizzarne le differenze. Sono un appassionato d'arte e mi
diletto anche con la letteratura, però (ahimè ) non sono un " musicofilo "
e non saprei addentrarmi con pari efficacia nelle trame musicali. Tattoo
è un esperto e credo saprebbe districarsi bene in questo campo...
Battisti, con i bianchi, oltre ad una capacità mostruosa di costruire la sua
musica attorno alle liriche futuristiche di Panella, ha dimostrato anche
di essere in possesso della lingua italiana in maniera sopraffina. Penso
abbia fatto dei corsi di dizione per arrivare a risultati così strabilianti.
Anche Dalla era un fenomeno, era un torrente di parole, ma secondo me non
aveva la raffinatezza e la grazia di linguaggio raggiunta da Battisti. In
pratica, Dalla si sente che era un bolognese, con Battisti non si avverte la
pronuncia romanesca... Nessuna inflessione dialettale,
la lingua di Dante l'aveva in bocca un romanaccio :-)

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