Discussione:
Bertoncelli e la sua recensione su Il cofanetto
(troppo vecchio per rispondere)
Raffaella
2006-12-07 17:33:15 UTC
Permalink
(sono riuscita a trovarla)

Lucio Battisti. Il doppio del gioco


Quando si parla di Lucio Battisti si ricordano sempre gli anni "d'oro" con
Mogol e quelle canzoni arcifamose. Ciascuno di noi ne ha una speciale sull'
attaccapanni dei ricordi: Pensieri e parole, I giardini di marzo, E penso a
te, e via così. In realtà, se uno guarda il calendario e fa di conto, si
accorge che quel Battisti non occupa giusto metà della sua carriera
discografica. 1966-1980, fanno quattordici anni: ma Lucio smette di
pubblicare nel 1994 e quindi ce ne sono altri quattordici "oltre Mogol".

Quel secondo, lungo periodo è tutt'altro che segreto, solo che è sempre
stato oggetto di feroci discussioni. Battisti lo passò dapprima a comporre
con sua moglie Grazia Letizia Veronese, in arte Velezia, e poi con un
giovane poeta che passava per stravagante sperimentatore, e lo era
veramente - Pasquale Panella. Con Velezia fu un album solo, E già, con
Panella ben cinque, nell'arco di otto anni: da Don Giovanni, 1986, a Hegel,
1994, passando per L'apparenza, La sposa occidentale, C.S.A.R.

Gli appassionati della prima ora hanno sempre guardato a quei dischi con
il collo storto e pensieri ringhiosi. Non era il vero Battisti, non cantava
più semplici canzoni d'amore o "innocenti evasioni" ma si perdeva in un
labirintico cielo di non sense e parolibere ben lieto di avere smarrito la
strada - per non parlare della musica, non più frizzantina o pop com'era
stata a lungo ma inguainata in un gelido latex elettronico. Qualche voce
però nel tempo si è levata in sua difesa, e con gli anni va detto che gli
estimatori sono aumentati. Battisti-Panella è diventato un cult se non altro
per i bastian contrari, per quelli che amano guardare il mondo alla rovescia
e per i revisionisti, sempre numerosi in questa nostra epoca. Per loro
proprio quel Battisti martirizzato è quello giusto, con gli acrobatici versi
dell'incontinente PP: tipo "la vetrina con acqua è lei/ che si incrina e che
sbrina via" o "straziante d'estri tristi annegherà/ la più assetata arsura
nel frullio" - così, per minimo esempio.

La Sony BMG ha appena pubblicato l'opera omnia di quel Battisti fase 2 in
un triplo CD cofanetto intitolato, molto Panellianamente, Il cofanetto.
Sono 40 pezzi giusti, perchè il Maestro nel suo (doppio) gioco finale era
rigoroso: ogni album doveva contenere 8 canzoni, non una di più non una di
meno. Ascoltate oggi, paiono molto più tenere e ingenue di com'era parso nel
turbine dei tempi, e delle polemiche, quando ogni tanto sembrava far
capolino una piccola spocchia, un po' di supponenza. Battisti si era perso
per davvero, io resto di quell'idea, e aveva ingaggiato una specie di
partita con il mondo passando per discografici e fans (e Panella). Voleva
stupire, essere snobbato, forse solo dimenticato, e la sua strategia era l'
ostinata molestia, la ripetizione di quella formula che sapeva non piacere,
che dava fastidio, suscitava polemiche (e, a ben pensarci, non fruttava
nemmeno gran cosa). Il primo album, Don Giovanni, è uno spiritoso, favoloso
capolavoro, e una sorpresa vera; ma il resto è deludente, solo qualche
sprazzo d'invenzione ogni tanto e per il resto un'estenuata routine, una
dispettosa sciatteria scambiata per quella che nel gergo dei teatranti si
chiama "sprezzatura" - "atteggiamento improntato a un senso di superiore
distacco" leggo sul dizionario, "con un'apparenza di spontaneità e di
naturalezza".

Tre CD sono una comodità, con il bonus poi dei commentini enigmistici di
Panella, canzone per canzone; ma chi ricorda i vecchi vinili sa cosa si
perde. Si perde i testi con i numerini a margine, come nelle antologie
scolastiche, si perde i disegni di copertina, tutti simili, scarabocchi da
prima elementare ad aggiungere non senso al non senso. A proposito, a
Battisti non credo sarebbe piaciuto lo schizzo nero che decora Il Cofanetto:
troppo elaborato, troppo grafico."





Raffaella
Mellino2006
2006-12-08 16:14:49 UTC
Permalink
Madamister Bertoncelli wrote:
"Il primo album, Don Giovanni, è uno spiritoso, favoloso
capolavoro, e una sorpresa vera; ma il resto è deludente, solo qualche

sprazzo d'invenzione ogni tanto e per il resto un'estenuata routine"

Sul "deludente e routine" consiglierei al luminare di andare a funghi
durante la stagione della raccolte di lumache. Più che un giudizio mi
sembra un sudinonno.
Mells
Post by Raffaella
(sono riuscita a trovarla)
Lucio Battisti. Il doppio del gioco
Quando si parla di Lucio Battisti si ricordano sempre gli anni "d'oro" con
Mogol e quelle canzoni arcifamose. Ciascuno di noi ne ha una speciale sull'
attaccapanni dei ricordi: Pensieri e parole, I giardini di marzo, E penso a
te, e via così. In realtà, se uno guarda il calendario e fa di conto, si
accorge che quel Battisti non occupa giusto metà della sua carriera
discografica. 1966-1980, fanno quattordici anni: ma Lucio smette di
pubblicare nel 1994 e quindi ce ne sono altri quattordici "oltre Mogol".
Quel secondo, lungo periodo è tutt'altro che segreto, solo che è sempre
stato oggetto di feroci discussioni. Battisti lo passò dapprima a comporre
con sua moglie Grazia Letizia Veronese, in arte Velezia, e poi con un
giovane poeta che passava per stravagante sperimentatore, e lo era
veramente - Pasquale Panella. Con Velezia fu un album solo, E già, con
Panella ben cinque, nell'arco di otto anni: da Don Giovanni, 1986, a Hegel,
1994, passando per L'apparenza, La sposa occidentale, C.S.A.R.
Gli appassionati della prima ora hanno sempre guardato a quei dischi con
il collo storto e pensieri ringhiosi. Non era il vero Battisti, non cantava
più semplici canzoni d'amore o "innocenti evasioni" ma si perdeva in un
labirintico cielo di non sense e parolibere ben lieto di avere smarrito la
strada - per non parlare della musica, non più frizzantina o pop com'era
stata a lungo ma inguainata in un gelido latex elettronico. Qualche voce
però nel tempo si è levata in sua difesa, e con gli anni va detto che gli
estimatori sono aumentati. Battisti-Panella è diventato un cult se non altro
per i bastian contrari, per quelli che amano guardare il mondo alla rovescia
e per i revisionisti, sempre numerosi in questa nostra epoca. Per loro
proprio quel Battisti martirizzato è quello giusto, con gli acrobatici versi
dell'incontinente PP: tipo "la vetrina con acqua è lei/ che si incrina e che
sbrina via" o "straziante d'estri tristi annegherà/ la più assetata arsura
nel frullio" - così, per minimo esempio.
La Sony BMG ha appena pubblicato l'opera omnia di quel Battisti fase 2 in
un triplo CD cofanetto intitolato, molto Panellianamente, Il cofanetto.
Sono 40 pezzi giusti, perchè il Maestro nel suo (doppio) gioco finale era
rigoroso: ogni album doveva contenere 8 canzoni, non una di più non una di
meno. Ascoltate oggi, paiono molto più tenere e ingenue di com'era parso nel
turbine dei tempi, e delle polemiche, quando ogni tanto sembrava far
capolino una piccola spocchia, un po' di supponenza. Battisti si era perso
per davvero, io resto di quell'idea, e aveva ingaggiato una specie di
partita con il mondo passando per discografici e fans (e Panella). Voleva
stupire, essere snobbato, forse solo dimenticato, e la sua strategia era l'
ostinata molestia, la ripetizione di quella formula che sapeva non piacere,
che dava fastidio, suscitava polemiche (e, a ben pensarci, non fruttava
nemmeno gran cosa). Il primo album, Don Giovanni, è uno spiritoso, favoloso
capolavoro, e una sorpresa vera; ma il resto è deludente, solo qualche
sprazzo d'invenzione ogni tanto e per il resto un'estenuata routine, una
dispettosa sciatteria scambiata per quella che nel gergo dei teatranti si
chiama "sprezzatura" - "atteggiamento improntato a un senso di superiore
distacco" leggo sul dizionario, "con un'apparenza di spontaneità e di
naturalezza".
Tre CD sono una comodità, con il bonus poi dei commentini enigmistici di
Panella, canzone per canzone; ma chi ricorda i vecchi vinili sa cosa si
perde. Si perde i testi con i numerini a margine, come nelle antologie
scolastiche, si perde i disegni di copertina, tutti simili, scarabocchi da
prima elementare ad aggiungere non senso al non senso. A proposito, a
troppo elaborato, troppo grafico."
Raffaella
SantoSubito
2006-12-08 17:44:40 UTC
Permalink
"Mellino2006" <***@gmail.com>


Ovviamente quoto.

Ciao

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